Giovani per sempre – la Banda Lenti

Giovani per sempre – la Banda Lenti

Giovani per sempre, la banda Lenti

Di: Massimo Brioschi
Con: Silvia Benzi, Renza Borello, Massimo Brioschi, Raffaella Calorio, Antonio Coccimiglio, Luigi Di Carluccio, Monica Lombardi, Elisabetta Puppo e la partecipazione musicale di Dario Ponticello e Pietro Ponticello
Regia: Massimo Brioschi
Costumi: Monica Lombardi

Si ringrazia Daniele Borioli autore del saggio “La Banda Lenti. Partigiani e contadini in un paese del Basso Monferrato” – Alessandria – Istituto storico della Resistenza – 1984, Pierfrancesco Manca autore del volume “Valenza: la storia, le storie” – Anpi – Istituto storico della Resistenza, la sezione ANPI di Valenza.

La foto dei ventisette ragazzi adesso ce l’ho davanti a me, stampata. Li guardo, uno a uno. Quasi tutti hanno la giacca con la cravatta, in due un cappello da alpino, uno un cappello da carabiniere. Nessuno ha la barba, neanche un accenno. Uno ha i baffi, Aldo Bergamaschino, che è il più vecchio.
Alcuni mi colpiscono più di altri: Giuseppe Accatino ha uno sguardo che sembra sorpreso e impaurito dalla macchina fotografica, Luigi Filippini, la camicia con il primo bottone slacciato, potrebbe essere un modello in una foto di una rivista di moda e di fianco a lui Pietro Leoni, che guarda un po’ di traverso l’obiettivo, sembra uno studente di Cambridge o di Oxford.
Ci sono tre De Bernardi, Leandro, Piero e Pietro. All’epoca della storia che dovrei raccontare avevano venti, ventuno e ventidue anni.
Renato Morandi, sembra più adulto della sua età e guarda curioso e determinato verso la macchina fotografica.
Sotto di lui Giovanni Spigo, sembra più timido, quasi malinconico.
L’unico che sorride apertamente, con uno sguardo aperto e fiducioso è in alto, di fianco al fratello, che ha invece un atteggiamento più introverso e guarda sì con un accenno di sorriso, ma senza convinzione.
Il fratello invece sembra a proprio agio con il cappello da alpino che indossa con evidente orgoglio; pare che lo porti, quel cappello, come se quel cappello significasse solidarietà, amicizia, goliardia e non guerra, fatica, spari e morte. Lo guardo con più attenzione che posso ma non riesco a penetrare dietro questa sfuggevole e superficiale intenzione. Vedo solo la data di nascita, all’epoca della foto doveva avere circa venticinque anni, e il suo nome: Agostino Lenti.
Dei ragazzi della Banda Lenti è rimasta questa foto in cui la loro giovinezza non è offuscata dal bianco e nero e dal tempo che è passato. Lo spettacolo cerca di dare vita a queste foto e una personalità almeno ad alcuni di loro.

scheda giovani per sempre

Note tecniche
Durata dello spettacolo 60 minuti.
Tempi di allestimento scenografico 30 minuti.
Lo spettacolo è adattabile ad ambienti esterni e anche a luoghi teatrali non convenzionali.

Repliche
Lo spettacolo ha debuttato il 15 settembre 2024 a Camagna.
Repliche successive:
25-09-2024 Centro Comunale di Cultura, Valenza (AL), organizzazione ANPI – sezione di Valenza

Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Massimo Brioschi – cell. 3389831195 mail: info@illegali.it

Recensione dello spettacolo di Nicoletta Cavanna Radio Gold
Link https://radiogold.it/news-alessandria/386799-giovinezza-in-foto-recensione-giovani-sempre-valenza/
“Si dice che sono eroi…che resteranno giovani per sempre”. E’ con uno sguardo che parte dal nostro tempo e arriva ad ottant’anni fa, “un’epoca in cui andare da Santo Stefano Belbo a Canelli era come andare in America”, che la compagnia Gli Illegali – BlogAl racconta la storia di resistenza della Banda Lenti. “Giovani per sempre”, seguito da tantissimi spettatori, è stato presentato ieri 26 settembre al Centro Comunale di Cultura di Valenza in occasione delle celebrazioni dell’eccidio della formazione partigiana comandata da Agostino Lenti, che proseguiranno sino a venerdì 27, mentre la mostra fotografica “La banda” dell’artista Enzo Giordano sarà visitabile sino al 30 settembre.
Sono proprio le foto di quei giovani di ottant’anni fa a fare da sfondo alla scena, in una narrazione collettiva che passa dalla conversazione di un gruppo di amici in gita nel Monferrato, per la precisione a Camagna, il paese dove ebbe origine la banda, al racconto delle loro azioni e del sentimento che le ha animate. Il testo di Massimo Brioschi, qui anche regista, ha attinto ai dati storici contenuti nel saggio “La banda Lenti. Partigiani e contadini in un paese del Basso Monferrato” di Daniele Borioli (Alessandria – Istituto storico della Resistenza – 1984) e nel volume “Valenza: la storia, le storie” (Anpi – Istituto storico della Resistenza) di Pierfrancesco Manca.
Silvia Benzi, Renza Borello, lo stesso Massimo Brioschi, Raffaella Calorio, Antonio Coccimiglio, Luigi Di Carluccio, Monica Lombardi, Elisabetta Puppo entrano in scena commentando, da cittadini del nostro tempo, la vita di paese e immaginando come Camagna potesse essere all’indomani dell’armistizio e della renitenza alla leva di quelli che sarebbero diventati i componenti della Banda Lenti.
La narrazione diventa corale, ai fatti enunciati si intrecciano le vite, le speranze e i sentimenti dei ventisette ragazzi la cui giovinezza rimane cristallizzata in foto che suggeriscono personalità diverse. La trama musicale dei violini di Dario Ponticello e Pietro Ponticello attraversa il racconto e si riconoscono le note de “I ribelli della montagna” e di “Viva l’Italia” di De Gregori, le cui parole, inserite nel testo, parlano di un’Italia che resiste. La ribellione di tutto il paese all’ammasso, ovvero alla consegna del raccolto per una ripartizione iniqua e affamante, diventa una cerimonia festosa di panificazione con la preziosa farina bianca, mentre movimenti affannosi e un’atmosfera opprimente accompagnano i momenti drammatici fino all’infamia della fucilazione. In un’altalena temporale di passato e presente trova posto anche un confronto tra una donna di oggi e un gerarca fascista, che supera l’inevitabile ironia per sfatare tanti presunti meriti (quali l’ordine, il rigore, l’istruzione e lo sport per tutti, ma non proprio) che una scorretta narrazione odierna tende sempre più ad attribuire al fascismo.
Uno spettacolo ben costruito, nello stile de Gli Illegali, che non rinunciano ad uno sguardo ironico e acuto sulla nostra contemporaneità e la confrontano con chi, in un passato neanche troppo lontano di cui si tende a dimenticare le efferatezze, non ha esitato a schierarsi dalla parte giusta.